Joker

La risata di Joker vola da Venezia agli Oscar sulle ali di un Leone d’oro. Anche se in realtà, come racconta Joaquin Phoenix, le risate nel film diretto da Todd Phillips sono tre. Una è quella di Arthur Fleck, la persona dietro il criminale. “Non riesce a controllarla e lo rende ridicolo agli occhi degli altri”. Ecco perché la madre gli ha preparato un bigliettino che lui mostra a chi incontra per strada: Perdonate la mia risata, ho un danno cerebrale. “Quindi c’è quella finta, esibita quando prova a sfondare come cabarettista. E infine quella liberatoria, lo sghignazzo di Joker”. Ovvero di Arthur che lascia emergere la sua vera natura. “È una persona che cerca di trovare il suo spazio nel mondo, di entrare in connessione con gli altri. Molte delle persone che ho studiato per interpretarlo hanno questa ansia incontrollabile di essere amati. Un’inquietudine insana che arriva dall’infanzia, legata ai rapporti con i genitori. Una parte di Arthur, il Joker, per me la sua vera natura, cerca di farsi strada, ma lui la reprime. Fino a quando non è più possibile”.
Non era scontato che un regista fresco di promozione in serie A fosse pronto a condividere gli onori con il suo attore principale. Ma, al momento di ricevere il Leone d’oro, Todd Phillips ha voluto Joaquin Phoenix al suo fianco. “Quando ho avuto certezza di avere Joaquin, il 90 per cento del film era già fatto. Non ha paura di nulla. È il più fiero, intelligente e curioso dei leoni”. Insieme, spiega il regista, hanno reinventato il cattivo di Gotham City. Non una nuova versione del clown psicopatico di Bob Kane, l’ideatore di Batman fumetto. Piuttosto la dolorosa genesi di Joker, Arthur Fleck uscito dal suo bozzolo. Anche le risate le hanno costruite insieme. “Volevo che trovasse il tono giusto partendo dal dolore”, l’indicazione del regista. “Per prima cosa Todd mi ha mostrato tanti video di persone che ridevano. Poi abbiamo fatto delle prove insieme, lui mi ha spiegato le diverse sfumature e le risate sono venute naturalmente sul set. Così come la camminata, e tutte le movenze”. Phillips aggiunge: “Una costruzione lenta e metodica, complesso da scrivere e ancora più da interpretare. Non è cinema di supereroi e paradossalmente aver avuto un budget più limitato dei classici blockbuster ci ha aiutato”.
Le atmosfere rimandano, dichiaratamente, al cinema indie Usa degli anni 70, alla New York di Scorsese e De Niro. Che interpreta il popolarissimo anchorman Murray Franklin in un memorabile faccia a faccia a faccia con Joker. “Una scena di nove pagine, due giorni di riprese, molto importante per il film. Amo Robert De Niro, è il mio attore preferito da sempre, non potevo neanche pensare di girare con lui. Ero così intimidito all’idea che ho cercato solo di ricordare le mie battute. E dimenticarmi che di fronte c’era proprio lui”, confessa Phoenix. Sincero anche sulla fatica patita per dimagrire venti chili prima di girare. “Ma onestamente non mi sono mai divertito tanto su un set. Todd è la persona più simpatica che io abbia incontrato, un tipo con cui stare sempre”.
Di certo, da qui al prossimo 9 febbraio, quando verranno consegnati gli Oscar, di tempo insieme ne passeranno molto.